Sunday 1 February 2015

Frasche, pastori e chiavi inglesi.

Il poggio con l'uliveta. La parte più spelacchiata sulla sinistra è la parte già potata. Il ciuffo dorato è il salice.




Oggi, finalmente, sono risalito su di un ulivo. Il poggio è assolato, la temperatura mite, l'erba verde che sembra primavera. Tiziano è pacato, paziente e pacioso. Con le cesoie elettriche in mano mi illustra la potatura degli ulivi.
Siamo arrivati all'azienda agricola Amaltea l'otto gennaio. Ci accolgono Tiziano ed Erika, con i due pargoli Leo ed Olmo, di sei e tre anni. Si sono trasferiti qui nella Valdera, a Rivalto in Chianni, dieci anni fa. Erika è botanica, Tiziano è un vero uomo di campagna.
Tac, tac. Le mie forbici danno qualche sporadica spuntata, più che altro osservo, cercando di non fare danni. Il sole di gennaio, incredibilmente caldo, ci arrossa le guance. Tiziano teme anche quest'anno l'assenza delle gelate invernali, indispensabili per sterilizzare la terra dai parassiti. Il gelo è l'unico insetticida che può usare nell'uliveto. Se le temperature non scendono, anche l'anno prossimo si rischia l'invasione della mosca olearia. Zzzt, zzzt, le cesoie elettriche ronzano veloci. Tiz dà un'occhiata rapida alle fronde, conta le branche, zzt, elimina i polloni.  Sceglie la cima, che guiderà la crescita in alto, seleziona i rami da tenere, zzzt!
Erika è un bel nome per una botanica. Con gli occhi verdi guizzanti descrive le piante officinali che coltiva, mentre ci accompagna a vedere i beni. La calendula è aggressiva e bellissima, con i fiori larghi ed arancioni, che brillano sull'argilla del poggio come tanti piccoli soli, anche d'inverno, generosi. Con lei riusciamo a dare un nome italiano alla chickweed, che Ian l'Americano, a Reggioli, ci fece raccogliere e gustare in insalata. Le infiorescenze a stella hanno trasformato l'erba per pulcini nella Stellaria
Un lieve vento tiepido da Ovest ci scalda le guance. Uno strano sole di gennaio, più brillante che mai, ci regala un poco di calore. Tranne gli ulivi, le piante sembrano confuse da questo clima così inaspettatamente mite. Sulle querce, che ancora trattengono le ultime foglie autunnali sono già spuntate le gemme. La mimosa comincia a sfumare in giallo, le sue cime a grappolo stanno fiorendo. Tac! Le mie forbici tagliano una fronda. Tiziano gira lo sguardo. Cos'hai tagliato, mi chiede. Gli mostro il ramo reciso. Non è un pollone? Chiedo io, ma l'errore è evidente. No, quella è la classica frasca da coltivare, risponde lui senza risentimento. Ci scherza su poco dopo, per sdrammatizzare l'evento. 
Raccogliamo tutte le frasche in un gran mucchio, poi accendiamo il fuoco, che divampa subito alimentato dalla resina delle foglie. Si alza un fumo bianco e spesso, che turbina spinto dalle folate, che nel frattempo hanno preso vigore. Un bel falò propiziatorio, che porti olive sane ed abbondanti. Zebrù, da buon pastore, ci gira intorno e quasi ci raduna, come le pecore, tenendoci in compagnia, scodinzolante. I cavalli ci osservano da lontano, un poco affamati, aspettando il fieno. Zebrù talvolta li punta, si avvicina ventre a terra, poi si accuccia, teso e vigile, e li bada.
Sabot è nelle mani di Fausto. Chiave inglese e tanto olio, gli ci vuole. E chissà cos'altro. Nel cortile di casa sua, con i gelsi che lo riparano dalla vista, Fausto ha la sua officina genuina clandestina. Prima riparazione e primo vero check-up del nostro trattorino. Qualcuno l'aveva detto che avremmo avuto problemi. Avete un bel coraggio ad avventurarvi con un mezzo così. Vedremo. Male che vada proseguiremo in bicicletta.


Chickweed..



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