Sunday 9 November 2014

L'asino Gelsomino, le castagne e Albachiara.

Ventisei ottobre, Nusenna e la festa delle castagne. Domenica, c'è il sole e fa caldo per essere fine ottobre, ci svegliamo presto, mille preparativi per arrivare prima di pranzo al paesino. Ci sono da fare i castagnacci, da impacchettare collane e braccialetti, da preparare i bimbi, da portar su gli asini e sellarli; tutti attivi ed eccitati si lavora alacremente. Partiamo. Siamo tanti e caotici, quindici umani, tre asini, due cani, le chiacchiere e le scarpe che camminano sulla strada bianca. Un chilometro e la lasciamo per infilarci in un sentiero nel bosco. Dopo meno di un'ora arriviamo a Nusenna, minuscolo paesino che oggi accoglie la nona festa dei marroni. Piazza semi deserta, poche bancarelle che vendono zucche locali e vestiti da mercato made in Cina. E poi arriviamo noi. Sbuchiamo sulla piazza con i tre asini carichi di mercanzia, circondati da bambini, e con la coppia di circensi francesi amici di Lucile, che presto si esibiscono in piccoli numeri. I pochi presenti ci guardano stupiti. Una compagnia così fa effetto. I bambini “di città” si avvicinano subito incuriositi, vogliono accarezzare gli asini e salirci sopra, i grandi invece sorridono da lontano. Tanti hanno caldi piumini colorati, noi tutti in maglietta. Differenze. Non possiamo non notarle. Come anche la bianchezza dei loro visi, e quello sguardo strano, di chi ammira e vorrebbe, ma invece no. Ci installiamo: banchetto per vendere i marroni e i castagnacci, cavalletto per appendere i gioielli di Lucile, panche per sedersi. Gli animali chiusi in un cortile, a pascolare e a radere l'erba del prato. I bambini iniziano i loro giochi, noi ci guardiamo intorno sapendo di essere almeno per ora l'unica attrazione per i pochi partecipanti alla festa. Piano piano i primi coraggiosi si avvicinano, chiedono, parlano con noi. Dalla parte opposta della piazza, sotto un piccolo gazebo bianco, un uomo stonato e simpatico inizia a cantare canzoni fuori moda. Con lui diventeremo amici durante il pomeriggio. Molti dei nostri suonano vari strumenti, e presto ci invita: “Dai ragazzi! Una canzone io e una voi!”. Così ad un Gigi D'Alessio e ad un Celentano noi alterniamo canzoni popolari accompagnate da organetto e fisarmonica. Chiudiamo le danze con Bella Ciao. La giornata scorre, chi fa più affari sono i due ragazzi albanesi accanto a noi, vendono caldarroste e sono gentili. Stiamo bene, è per noi il primo ritorno in “città”. Nessun rimpianto per averla abbandonata.
Vino, racconti, anziani simpatici, complimenti a Lucile e a Christian per la loro bella famiglia, i castagnacci vengono venduti presto e i marroni pian piano anche, i gioielli sono ammirati. A fine pomeriggio il sole non batte più sulla piazza, cominciamo a sentire freddo: al circolo del paese compriamo del buon vino rosso locale, niente di meglio per scaldare i cuori. Tornati davanti al gazebo bianco, Andrea ed Ema si ritrovano con il microfono in mano a cantare Albachiara a squarciagola, senza omettere nessun “eeeeeeh....” di Vasco dalla canzone. Poi è il momento de L'albero dei cento piani, e, per chiudere tutti insieme, Viva la pappapappa col popopomodoro. E' sera davvero. Siamo stanchi, si reimpacchetta ogni cosa e ci si dirige verso casa, appena in tempo per non farci cogliere dal buio. Gli asini, Gelsomino in testa, cammino spediti, sanno che stiamo tornando al podere. Nusenna è dietro le spalle, qualche luce nelle colline boscose. A casa c'è il mulino che gira silenzioso cigolando, la stufa da accendere, la cena da preparare, i piccoli e i grandi da mettere a letto. Stanchi e felici, anche oggi.