In un giorno umido di autunno cominciamo ad
estirpare con sapienza minuzia e cattiveria l'assenzio. Il campo
accanto e intorno all'orto ne è pieno, bisogna toglierlo. Diserbare
a mano è lungo e duro, ripetitivo. Ripensiamo alla frase di nonno
Nicola: “la terra ha un solo grande difetto: è bassa”. La
schiena si lamenta dopo ore e ore di lavoro. La radice dell'assenzio a volte è
lunga cinque volte la pianta.Si insinua fitta e penetra nell'argilla
profonda. Sarchiarla a mano con la terra asciutta è impossibile. Ci
aiutiamo con la zappa. I ciuffi di foglie ricamate d'argento spuntano
un poco ovunque. Mentre cumuli di piante sradicate si ammucchiano,
l'odore pungente della resina ci stordisce. Si sta chini per terra,
facendosi carezzare da un caldo vento di novembre che sembra di fine
estate. Ian l'americano scherza e ride, bonario e discreto. Sabot è
parcheggiato sotto il mulino, e sta lì, a biancheggiare sotto il
sole. Christian e Lucile litigano in casa, ogni tanto arriva un
grido, poi si perde nel vento. Il battere dei martelli dei muratori
risuona secco in lontananza. I lavori in corso proseguono, metà del
casolare è in ristrutturazione. Ospiterà i workshop
dell'associazione fondata da Lucile, a.s.i.n.o., antichi saperi
incontrano nuovi orizzonti. I ragazzi ne sanno fare di cose:
potatura, coltivazioni, lavorazione del cuoio, i saponi, pane. Inoltre
Lucile è reduce da cinque parti in casa. Offriranno la possibilità
alle donne di partorire qui a Reggioli, con l'aiuto di Lucile in
veste di levatrice.
L'assenzio è duro e resistente.
Infestante. Non è una pianta autoctona, è stato importato. Ha
attraversato il Chianti su di un carretto di letame di pecora.
Christian ha sparso il letame sul campo. In quel fertile ambiente i
semi hanno germogliato, ora i campi di Reggioli sono pieni di ciuffi
striati di verde e di grigio. Vanno eradicati tutti. Le bestie non
mangiano l'assenzio, è amaro e tossico. Christian e Lucile, per
esorcizzare l'invasione, hanno deciso di chiamare la loro figlia più
piccola Artemisia di secondo nome. Il primo è Amanita, da tutti
detta Minni. Lucile, da donna francese pratica e da parigina
ottimista, usa le foglie per fare il vermouth.
Ora che il buio arriva presto, alle sei si è
tutti in casa, si chiacchiera e si cucina, si cena e si va a dormire.
Qualcuno suona, i bimbi gli djambé, i grandi la fisarmonica,
qualcuno già sogna sul divano accanto alla stufa.
Dopo qualche giorno ci dedichiamo finalmente all'orto. Lì assenzio non ce n'è,
però c'è da diserbare un poco. La struttura è quella dell'orto
sinergico: quattro onde di terra a cumulo, separate da quattro
canaline; la forma ricorda una lamiera ondulata. Il cippato di olivo
le ricopre come una crosta, e le erbe spontanee sono libere di
crescere ai bordi dei cumuli, per evitare l'erosione; le piante
orticole sono mescolate in ordine sparso, perchè ognuna consuma e
rilascia un diverso nutriente. Dopo tre porri trovi tre cavoli, con
in mezzo le barbabietole, le foglie spinose del cardo mariano, con
il fiore viola acceso; zucche e zucchini strisciano dappertutto,
spandendo il giallo dei fiori che raccogliamo per friggere. Qua e là
spuntano le ultime piante di fagioli, le più piccole, sfuggite alla
raccolta. Le piantine verdi delle patate crescono spontanee e quasi
si perdono tra la gramigna, che estirpiamo dalla cima delle cunette.
Una volta pulito l'orto, piantiamo le insalate invernali. Sono
piccole e fragili, le coccoliamo preparando il terreno smosso,
morbido come un guanciale; le posiamo con delicatezza cercando di non
spezzare le foglie, poi le ricopriamo di terra e di cippato di olivo.
E tutto intorno stendiamo una coperta di erba secca.
Christian da alcuni
giorni falcia l'erba per fare il fieno in un campo a pochi chilometri
da casa. É di un amico contadino che ha bisogno di qualcuno che gli
tenga pulito il terreno. Christian a sua volta ha bisogno di fieno,
et voilà. Alla squadra di Reggioli si è aggiunta una famiglia
americana di antiche origini italiane: Lila, Ian, e la loro bimba
Viva, di nome e di fatto. Alcuni muretti a secco al podere hanno bisogno di manutenzione,
e nel campo del fieno ci sono molte pietre che è meglio togliere.
Partiamo dopo pranzo con il trattore per raggiungere il vasto prato,
i cani corrono accanto, rapidissimi. Raccogliamo le pietre più
piccole per liberare il terreno, quelle più grandi per le
riparazioni dei muretti a secco. Quando si è tutti insieme in un
posto nuovo l'eccitazione dei bambini è l'energia più bella, Gioian
corre scalza nel prato, Minni si arrampica sul trattore, Elias è già
in cabina di guida, Maelia usa i secchi come cappelli, si prova prima quello giallo, poi quello rosso. Sole invece prende un secchio e comincia a
riempirlo di pietre, in barba all'appellativo di lavativo che gli
viene spesso regalato. Per alcune pietre servono le sei braccia dei
nostri tre uomini, per altre non bastano e le lasciamo nel campo.
Mano a mano che terminiamo una zona Christian sposta il trattore
nelle diverse parti nel campo. Dopo tre ore il rimorchio è pieno, i
biscotti della merenda sono finiti, la luce sfuma e noi si torna
verso casa.
La sera tardi, Andrea e Ian si
ritrovano in camper, a fumare Idaho special e bere Ceres. Si parla
della war on drugs, del Tav, e dei cinghiali di Reggioli. Si ride
tanto facendo battute da commedia dell'assurdo.È stanco, Ian.
Non di fatica, ma di pensieri. Il mulino a vento cigola sulle nostre
teste, le stelle brillano chiare.
Vi leggo tra curiosità e preoccupazione. Scrivete bene. Ieri sera si è parlato di Voi.
ReplyDeleteUn abbraccio da Torino.
Luca